Non tenerlo in braccio sennò prende il vizio!
Ma tienilo in braccio che ha bisogno del contatto!
Dagli un po’ di latte artificiale così dorme meglio!
Non metterlo nel lettone sennò non andrà più a dormire nel suo lettino!
Non chiedergli cosa preferisce mangiare se no poi vuole decidere sempre lui!
Potrei andare avanti all’infinito con tutti quei consigli non richiesti che inevitabilmente
arrivano, soprattutto ai neogenitori.
Ecco come ci consiglia di gestirli la psicologa Sara Caldana.

Se pensiamo alle oscillazioni umorali che esistono immediatamente dopo il parto, al baby blues, al
rischio di depressione post parto legato ad un possibile senso di inadeguatezza, affaticamento, un
calo frequente (che ci racconta la statistica) della fiducia in se stesse, l’ultima cosa di cui avremo
bisogno è un commento che possa fungere da miccia a tutto questo.

È facile suggerire di fare spallucce, di sorridere, di essere cordiali ed educati, quando accade
qualcosa che in realtà lascia perplessi e spinge ad una auto riflessione.
Perché a volte un consiglio non richiesto non arriva nemmeno a sfiorarci, a volte ci riempie di
dubbi. Proprio perché si catapulta nel momento della vita che, per eccellenza, è contraddistinto da
un bisogno di sentirsi amate, accudite, accolte emotivamente e praticamente.

Quindi cosa fare quando accade qualcosa che non ci lascia completamente indifferenti, ma
piuttosto riesce ad arrivare alle fragilità che abbiamo in quel momento e a generare perplessità in
noi? La prima cosa da fare è ripetersi che non siamo dei supereroi e che abbiamo il diritto di sbagliare,
che stiamo imparando e non finiremo mai di imparare. Che ci hanno appena conferito un titolo ma
che di fatto siamo apprendiste e in quanto apprendiste dobbiamo azzerare le nostre aspettative.
Ma senza dimenticare che il titolo che ci hanno conferito dipende dal fatto che siamo le migliori
allieve di noi stesse e nessun altro genitore, a prescindere dalla quantità di figli fatti, può mettersi in
ascolto del nostro bambino e comprenderlo più di quanto possiamo farlo potenzialmente noi che
l’abbiamo portato in grembo.

Spesso purtroppo le critiche, i consigli, non arrivano da persone che sono a noi completamente
estranei, anzi! Sono persone che probabilmente vediamo tutti i giorni, a cui diamo la nostra fiducia.
Magari sono i nostri stessi genitori e questo comportamento può generare in noi dei sentimenti
negativi. Allora proviamo a dare una lettura fuori dal coro a tutto questo che ci permetta di capire e
anche di essere più tolleranti.

Perché mia madre o mio padre invece di dirmi che sto andando benissimo e che sarò una
bravissima mamma, si sente in diritto di svalutare il mio operato e di propormi una modalità diversa
da quella che sto mettendo in atto con il mio bambino?

Un genitore, che vede mettere in atto un’idea completamente diversa da quella che è stata la sua
storia e anche la sua genitorialità nei nostri confronti, si mette inevitabilmente in discussione, a
volte si sente in colpa e altre volte ancora ha bisogno di essere rassicurato. Ed è così che la
maggior parte delle volte nascono commenti fuori luogo che ci fanno sentire giudicate, ma che
possiamo provare a interpretare come un tentativo di aiutare. Un desiderio di poter contribuire, con
il loro modo e la loro esperienza, e al contempo, di vedere riconosciute le loro abilità.

Credo sia necessario, in questi casi ovviamente, trovare delle parole misurate per mostrare gratitudine ma
nello stesso tempo non rinunciare mai alla ricerca di un proprio stile nel crescere i nostri bambini.
In altri casi invece, è bene imparare a dire a gran voce ciò di cui si ha bisogno, senza aspettarsi
mai che venga intuito dall’altra parte: voglio sentirmi valorizzata, sostenuta, capita.

Un consiglio anche per chi è solito dare consigli.

Prima di intervenire prova a chiederti: posso fare a meno di dire questa cosa? Perché la voglio dire? È davvero costruttiva?